BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Lunedì, 10 Gennaio 2011 20:25

Illogiche binarie

Scritto da  Bruno Vergani

 

 Il matematico Piergiorgio Odifreddi nel suo libro "Perché non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici)”,sentenzia: “Il mondo è fatto in gran parte di "cretini", cioè, etimologicamente, di "cristiani". Il cristianesimo, infatti, è indegno della razionalità e dell'intelligenza dell'uomo". L’insulsa boutade immeritevole d’attenzione è stata percepita dai destinatari grave provocazione meritevole di risposta così, invece di porgere l’altra guancia, hanno reagito e da mesi è in atto uno scontro sui media tra la chiesa degli apologeti cattolici e quella dei fondamentalisti atei. Su tutto si danno, reciprocamente, dei cretini ma su un punto, quello che conta, sembrano invece d’accordo: il senso del vivere, il significato dell’essere, la dimensione del sacro, si esprimerebbero e dipenderebbero unicamente dal credere o non credere all’istituzione della Chiesa cattolica. L’episodio seppur circoscritto è emblematico di un modo irragionevole, ma diffuso, di ridurre l’esperienza esistenziale del sacro ad un asfittico aut-aut, ad una precisa scelta di campo: dentro o fuori la Chiesa cattolica. O di qui o di là: di qui non ti poni domande sul senso della vita, rinneghi l’invisibile, rifuggi il meraviglioso e obbedisci alla tecnoscienza; di là obbedisci al Papa, credi alla resurrezione della carne e alle apparizioni mariane. “Chi da qui va di là” è un convertito, “chi da là viene di qui” è un apostata. Nelle fazioni dei credenti o dei miscredenti, nel recinto dei convertiti e in quello degli apostati, sembra non rimanere più spazio per l’uomo, quello reale, col nome e cognome, per la sua ricerca di verità e risposte non banali al senso del vivere e così, pur di non omologarsi, preferisce camminare in solitudine per, non di rado, spegnersi.Soffocato nell’alternativa binaria, il sacro, il desiderio di giustizia, di assoluto, di cosmico, di fantastico, di meraviglioso e di sublime bussa alla porta, così ritornano, nei giovani, forme collettive primarie e anarchiche d'inquietudine religiosa: apocalisse 2012, Trance music, tatuaggi, body piercing e per i più sensibili qualche “canna” in compagnia che, se di buona qualità si rivela, a loro dire, soddisfacente alternativa a Lourdes e a presbiteri integralisti e anche ai loro fratellastri paladini dell’ateismo dogmatico. Risponde a questa banalizzazione del sacro la proposta del filosofo Augusto Cavadi che interessato ad un modo pratico di esercitare la filosofia, specialmente come servizio ai non-filosofi, affronta la complessa questione attraverso un percorso collettivo, che così spiega e presenta, in uno stralcio da noi estrapolato: “Incontri dove in uno spazio ‘laico’ di ricerca e di sperimentazione di una inedita ’spiritualità‘ . Intendo una terra - di- nessuno in cui avviene già che credenti, atei, agnostici provano - in totale autonomia, con pari diritti e pari responsabilità, senza spinte competitive - a sondare se, al di là dei fenomeni empirici, non sia fruibile una dimensione ulteriore della realtà: quella dimensione più profonda che nella storia è stata variamente nominata come ’sacra’, ‘divina’, ‘assoluta’ …”Una spiritualità che “si nutre dell’esperienza dell’interiorità, della ricerca del senso e del senso dei sensi, del confronto con la realtà della morte come parola originaria e con l’esperienza del limite; una spiritualità che conosce l’importanza anche della solitudine, del silenzio, del pensare, del meditare. E’ una spiritualità che si alimenta dell’alterità: va incontro agli altri, all’altro e resta aperto all’Altro se mai si rivelasse” .I laboratori della spiritualità sono stati tradizionalmente appannaggio dei mistici. Oggi, per varie ragioni (non sempre deprecabili), i luoghi delle pratiche confessionali - quasi sempre rigidamente circoscritti da recinti istituzionali - sono in crisi. Non spetta ai filosofi occuparsi di questa desertificazione: ciò che è legittimo, ed auspicabile, è favorire la creazione di altri laboratori dove uomini e donne - inseriti nella vita sociale, economica e politica - possano incontrarsi con pensatori, artisti, poeti, scrittori, musicisti, psicologi, cultori delle pratiche meditative. E possano incontrarsi per così dire disarmati: senza altro intento che di contagiarsi la stessa nostalgia di silenzio, di contemplazione e di conciliazione col resto dell’universo.” 

Ultima modifica il Sabato, 29 Ottobre 2011 00:12

2 commenti

  • Link al commento  Augusto Cavadi Lunedì, 10 Gennaio 2011 23:09 inviato da Augusto Cavadi

    Grazie, Bruno, di esserti ricordato di me evocando questo brano, a cui sono affezionato, del mio "Filosofia di strada" .
    Ne approfitto per rinnovarti gli auguri di uno splendido 2011.

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  • Link al commento  Uyulala Martedì, 18 Gennaio 2011 23:15 inviato da Uyulala

    La strana competizione tra diversi modi di intendere la vita sta uccidendo la parte più umana dell'essere umano. Mi sono sempre chiesta: possibile che il pensiero e la spiritualità debbano essere necessariamente esclusive anziché additive?

    Un abbraccio, Bruno.

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