Essere per opposizione, esistere grazie al nemico, costituiti dall’avversario, dipendenti dal contrapposto. Non in sé [1] ma nel rivale la costituzione, il fondamento, la ragion d'essere, il punto d’appoggio; quando il nemico si assenta il collasso, il nulla.Il polemista terminata la litania delle malefatte altrui fa una faccia speciale, un’espressione inconfondibile che dice al mondo: “Nevvero che sono stato bravo?”Potrebbe rispondergli l’astronomia, quella delle meccaniche celesti: ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria e forse, proprio per questo, giriamo in folle da troppo tempo.[1] “Io sono causa originaria di me stesso secondo il mio essere, che è eterno, e non secondo il mio divenire, che è temporale”Meister Eckhart: dai “Sermoni Tedeschi”