BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Mercoledì, 20 Aprile 2011 16:52

Habemus Papam

Scritto da  Bruno Vergani

 

 “Habemus Papam!” I fedeli vorrebbero vederlo o almeno conoscerne il nome, ma lui non ha il coraggio di condurre un miliardo di cristiani e si nasconde; il coraggio se uno non ce l'ha mica se lo può dare, diceva don Abbondio. Il Papa è stato eletto ma non c’è, la folla dei fedeli radunata in piazza San Pietro scruta la loggia centrale: tende rosse su un fondo nero vuoto, un po’ Zen e musulmano insieme. Dio o qualcosa che gli assomiglia forse è ancora lì sul balcone, ma senza un uomo che lo rappresenti si insinuano nei fedeli interrogativi conturbanti. Senza una istituzione che raffiguri Dio nella storia la fede si confonde, i fedeli mugugnano delusi, l’ansia diventa angoscia, nulla ha più un senso; l'ansia è  evocata rimane "fuori campo" eppure l'angoscia dei fedeli incombe come un macigno.Disperati i Cardinali convocano in Vaticano uno psicanalista (Nanni Moretti) “il più bravo di tutti” anche se ateo, forse in grado di curare il panico del Pontefice, così da fargli accettare il ruolo di vicario di Cristo. Il professionista poco riesce a curare perché il Papa, in una sola mossa, scappa dalla chiesa della psicanalisi e da quella del Vaticano. Nell’attesa che il Papa ritorni lo psicanalista si intrattiene con i prelati in tornei di pallavolo ed estemporanei consigli terapeutici. Finalmente il Papa viene trovato e riportato in Vaticano, si affaccerà al balcone per comunicare alla piazza la sua rinuncia a condurre la Chiesa. La storia è tutta qui, forse insufficiente per reggere cento minuti di narrazione filmica, ma tasselli di spessore e contenuto e anche di umanità ci sono, insieme ad incongruenze, superficialità, ingenuità. Il film inizia con immagini di repertorio del funerale di Giovanni Paolo II si è, dunque, invitati ad entrare nel film con approccio storico e reale, non onirico e neppure simbolico. Nanni Moretti non è Fellini e neppure Tarkovskij, sappiamo anche che “Habemus Papam” non è trattato ecclesiologico ma commedia, eppure le cose non tornano lo stesso: il regista entra in una casa che non conosce e inevitabilmente mal la racconta. La partita di pallavolo, oltre che estenuante per durata, appare improbabile, ancor meno credibile una gerarchia ecclesiale mostrata intellettualmente inibita e sistematicamente tonta. Invece dentro le vie di Roma Moretti gioca in casa, sa quello che dice e lo dice bene: il Papa mimetizzato fra la gente su un autobus o dentro un bar appare credibile, anche grazie all’interpretazione mozzafiato di Michel Piccoli. Uomo insieme agli uomini il Papa vaga per la città, percorre il lungotevere dentro un autobus mischiato ai pendolari, incontra persone reali, normali, spontanee, sane. Appare più potente il Papa anonimo di quello istituzionale, lontano da valzer teologici e senza ermellino da macchietta diventa Uomo. I fedeli avrebbero potuto lasciarlo in pace, libero di girovagare per la città, un Cardinale avrebbe potuto affacciarsi al balcone di San Pietro per annunciare ai fedeli: “Il Papa non vuole fare il Papa. Il Papa non c’è più e non ne facciamo un altro, se proprio ci tenete a seguire Cristo fatelo da soli”. Troppo audace invitare il popolo di Dio ad un fai da te metafisico, meglio che il Papa ritorni al suo ruolo e dica per conto di Dio parole chiare, distinte e inequivocabili, opportuno che il Papa torni rapido al suo posto così che il fondo nero e vuoto del balcone sia colmato da un Dio presente con la faccia di quell'uomo che i Cardinali hanno eletto Papa. Così vogliono i fedeli, seguire Cristo in presa diretta è per loro faccenda complicata, insidiosa, più rassicurante essere guidati da una istituzione. Meglio la consolazione alla verità. Moretti non ha mollato e ha scelto l'uomo invece del Papa, nessun happy end per l'istituzione. Bravo.  

Ultima modifica il Sabato, 29 Ottobre 2011 00:25

1 commento

  • Link al commento  Giovanni Boaga Martedì, 17 Maggio 2011 14:35 inviato da Giovanni Boaga

    Parole intelligenti e condivisibili le tue, come sempre.
    Dici bene che Moretti non è Fellini ma ci ha abituati, nei suoi film, a voli irreali e fantastici. Lo psicanalista in Vaticano si trova a gestire una sorta di "intertempo", un'assenza ...di tempo dovuta all'assenza del Papa. E' in questo vuoto che si costruisce una realtà che nulla ha più di reale e che sarà destinata a svanire bruscamente al ritorno in Vaticano del Pontefice.

    Rapporto

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