BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Sabato, 29 Agosto 2020 22:04

I dolci delle suore

La signora acquistava ogni domenica dolci nel convento di stretta clausura davanti casa, uno di quei conventi spagnoli col camposanto nel giardino e le novizie bambine. Diventata amica della suora portinaia la vicina si era offerta per far da tramite fra convento e mondo esterno, in caso di necessità le suore l’avrebbero trovata al terzo piano nella palazzina di fronte. Passavano gli anni e nessuna suora si faceva viva, ma trascorsi tre decenni il campanello suonava e si presentava l’ormai vecchia suora portinaia che, senza chiedere aiuto per faccende da sbrigare, voleva salire al terzo piano per vedere da là il suo convento, su quel balcone si fermava contemplandolo dall’inedita prospettiva, poi scendeva soddisfatta, attraversava la strada e rientrava per sempre nel suo convento.[1]

Evidente che nella clausura stretta assistiamo alla identificazione di suora e convento, così la vecchia suora contemplando il convento dal balcone di fronte vedeva tutta se stessa nella sua esistenza. L’efficace racconto ci riporta a quei momenti nei quali ci osserviamo come dal di fuori. Esperienza che tutti conosciamo quella del “vederci” senza specchio, basta considerare la capacità dell'intelletto di riflettere sui suoi contenuti, o il singolare "punto di vista" dal quale possiamo esaminare in tempo reale i nostri comportamenti, o modulare ciò che siamo immaginando.

E qui sorge la domanda, dato che tutto accade in noi stessi Chi osserva cosa? Dinamica osservatore-osservato ben nota a Oriente[2], ma noi che induisti non siamo che rispondiamo?

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1 La storia l’ho letta nell’ultimo capitolo del libro “La pazza di casa” di Rosa Montero. La scrittrice Montero l’aveva sentita dal romanziere José Manuel Fajardo, che a sua volta l’aveva appresa dalla narratrice Cristina Fernández Cubas. Nonostante il tortuoso percorso da scrittore a scrittore, notoria categoria di fingitori patentati, sembra che la storia sia vera. Visto il giro che ha fatto anch'io nel condensarla mi sono concesso di potenziarla, giusto un po'.

2 Roberto Calasso nel saggio «L'ardore» illustra la dinamica: "Dal Ṛgveda alla Bhagavad Gītā si elabora un pensiero che non riconosce mai un soggetto singolo, ma presuppone al contrario un soggetto duale. Così è perché duale è la costituzione della mente: fatta di uno sguardo che percepisce (mangia) il mondo e di uno sguardo che contempla lo sguardo rivolto al mondo. La prima enunciazione di questo pensiero si ha con i due uccelli dell'inno 1, 164 del Ṛgveda: «Due uccelli, una coppia di amici, sono aggrappati allo stesso albero. Uno di loro mangia la dolce bacca del pippala; l'altro, senza mangiare, guarda». Non c'è rivelazione che vada oltre questa, nella sua elementarità. E il Ṛgveda la presenta con la limpidezza del suo linguaggio enigmatico. La costituzione duale della mente implica che in ciascuno di noi abitino e vivano perennemente i due uccelli: il Sé, ātman, e l'Io, aham."

Pubblicato in Brevi Racconti
Giovedì, 27 Agosto 2020 11:10

Pittura a calce

L’applicazione del politicamente corretto assomiglia alla spennellata di calce, migliora le mura già sane e nasconde quelle marce.

Pubblicato in Attualità
Mercoledì, 26 Agosto 2020 09:53

Bisticci di pianerottolo

La razionalità con poca ragionevolezza dava della deficiente all’immaginazione e questa reagiva con poca fantasia dandogli della vecchia scema.

Pubblicato in Pensieri Improvvisi
Martedì, 25 Agosto 2020 11:45

Le rane

Nell’attesa di crepare ho costruito uno stagno, né piccolo, né grande. Ci ho messo quattro pesci rossi e aspetto che dal cielo arrivino le rane. Le rane sono un buon intrattenimento, ci aiutano a gioire delle gioie e ad addolorarci dei mali, ma non troppo. Anche se passa la scena di questo mondo ho piantato qualche zucchina e ho stretto con loro una specie di amicizia. Oltre alle zucchine ho anche qualche libro, attrezzi per la manutenzione della casa e per coltivare la terra. Vicino alle zucchine vegetano spontanei dei bulbi di Scilla, grossi cipollotti tossici che gli antichi utilizzavano per fare il veleno per i topi. Che strano, quei bulbi di Scilla potrebbero benissimo vegetare anche senza quel veleno nel succo, invece il veleno ce l’hanno, forse è indizio che sono stati inventati e prodotti da un Creatore fantasioso. Nulla ho fatto, eppure il cosmo c’è. E se la statistica sbagliasse? E se non fosse vero che creperemo tutti? Può anche darsi che l’eterna clessidra dell’esistenza venga ogni volta capovolta e noi, granelli di sabbia che siamo dentro, ricominciamo un altro giro di giostra. Non so come stiano le cose, creperò o non creperò? Di fronte a due possibilità opposte un buon trucco è farsi in due. Le zucchine le puoi friggere per condire la pasta, devi usare le farfalle, le De Cecco van bene. «Quid est veritas?» e Gesù invece di rispondere se ne stava zitto, forse aveva ben altro a cui pensare, forse considerava che cucinare le zucchine è davvero un buon intrattenimento, nel frattempo, mentre si attende di non esserci più. Buoni intrattenimenti sono anche la fatica nel sollevare una lavatrice, lavare l’automobile, una fitta nel pestarsi l’alluce e scorgere al tramonto il Genius loci dietro la roverella. Un amico di Martina Franca m'aveva raccontato di suo padre che nella seconda guerra mondiale era sopravvissuto alla ritirata dal Fronte orientale. Nella steppa russa si era rifugiato sotto un carretto e oramai assiderato, giusto un momento prima di rimanere surgelato stecchito, gli era apparso un enorme cavallo bianco con sopra san Martino che gli ordinava di rialzarsi per riprendere la marcia verso casa, e a casa ci è tornato davvero. In mezzo alle nevi sovietiche doveva apparirgli un qualche santo russo come salvatore, invece gli era apparso il patrono del suo paese. Ma zappare le zucchine è atto naturale o culturale? Sono andato a vedere sul dizionario di filosofia il significato filosofico del lemma innaturale, l’ho cercato nel dizionario di filosofia Abbagnano, il migliore, quello grosso, ma alla voce innaturale c’era scritto: «Non naturale» e basta. Forse nello zappare le zucchine cultura e natura stringono alleanza. Qualche zucchina cresce storta altre belle dritte, non so perché. Una volta avevo tentato di colpire con la scopa un pipistrello che svolazzava nella stanza, più cercavo di essere rapido a preciso nel colpirlo e più fallivo, ma quando avevo iniziato a colpire in aria a capocchia l’avevo centrato. Forse Dio non è ineffabile perché sta troppo in alto ma perché è in progress, per colpirlo devi dare botte da orbi a destra e a manca. Però nell’insensato accadere delle condizioni la circostanza che un fiore giallo diventa una zucchina svela quote di un ordine benevolo delle cose. "Partoriscono a cavallo di una tomba, il giorno splende un istante, ed è subito notte" aveva ragione Beckett… Nel frattempo, però, qualche zucchina possono anche mangiarsela. Mentre l’universo si raffredda dei bambini giocano sul marciapiede senza motivo o scopo. Nella stessa famiglia delle zucchine c’è il Cocomero asinino, un piccolo cetriolo che se lo tocchi ti sputa i semi in faccia, eiacula di brutto, il mondo potrebbe andare avanti anche senza il Cocomero asinino ma invece c’è, chissà se i giocatori di briscola negli ospizi lo sanno.

Pubblicato in Testi Teatrali
Martedì, 25 Agosto 2020 11:08

Abramo, Isacco, Giobbe e pure il giardiniere

Roba da primo attore biblico e di qualche saggio vegliardo il cessare di vivere sazio di giorni, per gli altri lievi movimenti di rassegnata accettazione mischiati al preoccupato reclamare: voglio continuare ancora; ancora, ancora, ancora… come negli amplessi inconclusi.

Ai protagonisti biblici e ai saggi vegliardi si possono forse aggiungere i giardinieri professionisti, che nell’osservare il fidato funzionamento naturale di alberi e fiori si possono lasciare andare sprofondando in quella affidabilità.

Pubblicato in Sacro&Profano
Sabato, 22 Agosto 2020 20:38

Coincidenza degli opposti

Apprendo da un glossario ben aggiornato sui generi sessuali -consultabile qui per conoscere il significato di alcuni termini che seguono- che Genderqueer  “definisce quelle persone la cui identità di genere non si conforma alla concezione binaria del genere, che possono pensarsi sia come uomo che come donna (bigender, pangender); né come uomo né come donna (genderless, gender neutral, neutrois, agender); o fluttuare tra i generi (genderfluid); oppure incarnare un terzo genere.”

Un po’ complesso e vago, ma sufficientemente chiaro per concludere che san Paolo nel suo affermare:

“Non c’è giudeo né greco, non c’è schiavo né libero, non c’è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno solo in Cristo Gesù”,

rientra appieno nella classificazione di Genderqueer. Se appartenessi a un qualche collettivo LGBT (oggi talora espanso a LGBTQQICAPF2K+ , qui la spiegazione dell'acronimo) oltreché verificare come sono messo col copyright con le suore Paoline, un po' ci indagherei sull'inaspettata convergenza dottrinale.

Pubblicato in Sacro&Profano
Venerdì, 21 Agosto 2020 17:24

Misantropico lirismo

Giorni estivi, massima affluenza di turisti.

Dal trullo vicino, snaturato in B&B, odo l’orgia dei buontemponi cantare in coro marcette dozzinali e invoco il Genius Loci che li fulmini all’istante.

Pubblicato in Pensieri Improvvisi
Venerdì, 21 Agosto 2020 12:37

Coming-out

Di base cisgender eterosessuale sto virando all’agender queerplatonico.

Definizioni un po’ complicate, ma un giro su Google svelerà ogni cosa. Tra le centinaia di identità sessuali classificate dagli americani, ognuno finalmente troverà la casella giusta dove collocarsi e felice non sarà più solo.

Pubblicato in Pensieri Improvvisi
Mercoledì, 19 Agosto 2020 17:50

Psicoinformatica

Ognuno di noi è il fondatore di un personale principato, un po' come Romolo di Roma, regno che scaturisce dalla nostra concezione della vita e del mondo. Da queste concezioni edifichiamo statuti e fissiamo strutture, definiamo gerarchie e individuiamo valori nel nostro stare al mondo con gli altri.

Le colonne portanti nel nostro principato poggiano su fondamenta che abbiamo costruito all'inizio del nostro essere al mondo, quando bambini avevamo architettato strategie per starci il meglio possibile, utilizzando nelle condizioni allora date le conoscenze e i materiali che avevamo a disposizione. Operazione che un po’ somiglia alla scrittura di un programma informatico e fatto il programma il programma “gira”, svolgendo i compiti prefissati.

Passa il tempo e mutano le condizioni del nostro vivere, ma il programma originario continua a svolgere le funzioni programmate all’inizio, anche se inadatte al presente. Il problema è che, a differenza di un computer, il predeterminato algoritmo originario non è disinstallabile -vale a dire estirpabile; inoperabile direbbe il chirurgo- e neppure aggiornabile -ovvero educabile; educare mestiere impossibile (Freud)- perché nella sua fissità si è incistato sempiternamente in noi costituendoci ed estirpandolo cancelleremmo aree vitali di noi stessi.

Possiamo, però, affiancare al programma originario nuovi programmi, architettandoli per stare al mondo il meglio possibile nelle attuali condizioni date e costruendoli con i nuovi materiali dei quali oggi disponiamo, esperienze vissute in primis. Per legge biologica -sembra che dopo i 13 anni smettano di nascere nuovi neuroni- saremo meno performanti nell’implementare e istituire queste nuove programmazioni secondarie, rispetto a quando avevamo edificato quella primaria, però le secondarie si incistano meno, concedono di correggere eventuali errori di programmazione nonché permettono la possibilità di aggiornamenti.

Pubblicato in Attualità
Martedì, 18 Agosto 2020 16:43

Tecniche di immortalità, top ten

1 Individuale anima immortale che continua nell’aldilà;

2 Perdurare nella stirpe travalicando il punto morte nella consegna di cromosomi alla progenie;

3 Permanere eternamente nell’umanità accettando il trionfo della specie sull’individuo;

4 Individuale fama che persiste nel tempo;

5 Personale pensiero, o atto artistico, imperituro;

6 Eterno al di qua mediante sostituzione di corpo, come quando si cambia l’automobile (metempsicosi);

7 Perenne al di qua fondendosi nella natura;

8 Emulazione dello scarafaggio che simula d’esser già morto così da essere eterno;

9 Fusione mistica dell’io mortale in Dio;

10 Interpretarsi, nella fisica dei quanti, a molti mondi.

Pubblicato in Pensieri Improvvisi
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