BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Sabato, 07 Novembre 2020 22:30

Fondazionalismo

Tutto considerato rispetto ad un fisico teorico che asserisce certezze indiscutibili e definitive su enti che il suo occhio non può vedere, perché troppo piccoli o perché troppo grandi, o perché se li guarda quelli mutano, ottempera di più il metodo scientifico quel teologo che, consapevole dei limiti del suo operare[1] tenta ipotesi che giudica provvisoriamente plausibili. Di solito succede il contrario ed è il teologo che fa la sua sparata ritenendola valida una volta per tutte, mentre lo scienziato è consapevole del fallibilismo delle proprie congetture, atteggiamento necessario per affinare i suoi strumenti di indagine e controllo, ma talvolta capita anche l'opposto.

A ben vedere il potenziale discrimine che genera antagonismo fra il teologo e lo scienziato, il poeta e il filosofo, l’economista e l’artista, e pone fra loro in conflitto gli esponenti di specifici e giustamente autonomi[2] saperi, inclusi gli esponenti dei differenti saperi che albergano sparpagliati nella nostra mente, non è dato tanto da ciò che indagano e neppure dalla specifica disciplina che utilizzano ad hoc, ma dall’insorgere del fondazionalismo che pretende di sottomettere ad uno specifico e distinto sapere tutti gli altri, ma distinto non significa diviso e neppure unico e nemmeno sovrastante.

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1 Anche l’occhio del teologo teista al pari di quello del fisico teorico e del cosmologo non può vedere, a faccia a faccia, ciò che indaga, però se putacaso riuscisse a vederlo ha il vantaggio che Quello [Dio] non dovrebbe mutare quando è osservato. In teoria, beninteso...

2 Senza distinzione e autonomia dei saperi prima o poi ci si impantana in ingenui olismi (paciughi) New Age.

Pubblicato in Sacro&Profano
Venerdì, 06 Novembre 2020 00:25

Il pungolo

Poteva iniziare da un’altra parte e in un altro periodo, invece la filosofia è nata nel VI-V secolo nella piccola Grecia. Qualcuno sostiene sia giunta proprio lì dall’Oriente, altri che a parte qualche influsso dall’Egitto e dalla Mesopotamia gli antichi greci abbiano fatto da perlopiù da soli. C’è chi dice che quel pensiero, che per primo nella nostra parte di mondo ha indagato le cause prime delle cose e dell’essere, sia stato favorito dalla prosperità dei luoghi, perché risolto il problema del sopravvivere si può finalmente pensare ad altro -a riguardo, meglio non dimenticare oltre alla felice ubicazione geografica e ai favori climatici il contributo di donne sottomesse e di schiavi sfruttati. C’è chi ci ricorda che gente abituata a salpare l’àncora e prendere il largo, sia stata facilitata a viaggiare anche col pensiero. Altri ricordano le 'poleis', città politicamente autonome, dove gli abitanti dicevano la loro in piazza e per dirla in modo comprensibile dovevano osservare e ragionare. C’è chi sottolinea che a stimolare il pensiero astratto sia stata la scrittura con le lettere, che si stava affermando. C’è anche da considerare la sensibilità di menti finissime apparse proprio lì, capaci di cogliere con meraviglia il sublime che ci circonda, che “è” invece che non esserci, e insieme di sperimentare sgomento di fronte all’ineluttabile dolore che contraddistingue i mortali, pungolo che forse più di ogni altro attiva l’indagine di pensiero; più è aguzzo più attiva.

Concause chiare e tutte possibili, ma oggi che rimane di tutto questo? Quattro gatti qui, quattro là, ma in fin dei conti forse non molti di meno di quelli dell'inizio. Gli attuali non raggiungeranno le vette filosofiche di quei primi, però grazie all’incremento demografico degli ultimi duemilacinquecento anni gli odierni quattro gatti non sono forse di meno di quelli dell’inizio, antiche élite ristrette di qualche cane sciolto che correva per la via e di non molti altri che più ordinati passeggiavano sotto portici e in giardini pensando e dialogando, mentre tutti gli altri (non filosofi) spingevano il carro. Forse (solo) sotto questo aspetto sono un po' meglio i quattro gatti di oggi.

Pubblicato in Filosofia di strada
Giovedì, 05 Novembre 2020 01:25

Discrepanze

Vivevano entrambi nello stesso mondo, ma uno lo vedeva evidente e scontato come succede alle lucertole, l’altro ne era invece stupito. Non so perché.

Pubblicato in Pensieri Improvvisi
Domenica, 01 Novembre 2020 13:52

Fondamentalismo laico

Triste la condizione dell’appartenente alla confessione religiosa fondamentalista, obbligato di continuo a ottemperare assurdi catechismi. Messo peggio è però l’integralista illuministico, tanto devoto all'allegoria della libertà da costringersi, a oltranza, a difendere le vignette di Charlie Hebdo anche se gli fanno schifo.

Pubblicato in Attualità
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