Segnala il commento come inappropriato

David Gerson osserva che un test affidabile bisognerebbe effettuarlo monitorando “un gatto nato ‘libero’, scevro da ogni tipo di condizionamento”, in quanto il gatto domestico esercita “una sorta di opportunismo […]; istinto manipolato dalla mano umana che crea un'abitudine dell'animale”. Quindi da parte del gatto di casa accade nient’altro che una conformazione strumentale a Homo sapiens e al suo “sporgere” dalla natura; un suo entrare nel nostro paradigma per mettere qualcosa sotto i denti che ci procura la sensazione che ci assomigli (quote di libero arbitrio incluso). Se le cose stanno così torna alla mente Wittgenstein “Se un leone potesse parlare, noi non potremmo capirlo”. Ci sarebbe ancora da spiegare un dato che tutti quelli che hanno gatti -da noi ne abbiamo trenta- constatano: due gatti fratelli, o gatte sorelle, che vivono sotto lo stesso tetto e con le medesime persone non di rado hanno carattere molto diverso. Non so fino a che punto modesti cambiamenti di DNA possano giustificare differenze caratteriali così marcate.