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Caro Valdo, sto seguendo da un paio d’anni – forse con una punta di masochismo - il processo su Radio Radicale (le telecamere non sono ammesse). Quelle che citi sono le conclusioni dei pm che dovrebbero terminare lunedì prossimo, poi ci saranno tutti gli avvocati della difesa (circa un altro mese) e poi la sentenza di primo grado. Per come la vedo non è scontata una sentenza di condanna: è come quando hanno scoperto Plutone pur senza vederlo deducendolo dall’orbita dei pianeti vicini: il reato c’è ma siccome l’ex presidente di regione non era un principe che deliberava in proprio - in quanto tutte le delibere a favore della Maugeri e san Raffaele sono firmate da tutta la giunta, non rinviata a giudizio – non sarà semplice dimostrare colpe personali. Vedremo.

Il punto cruciale, toccato per la tangente anche dal pm, è a mio avviso quanto avevo scritto tempo fa:

Deriva assiologica tribale. 
La comunione tra gli appartenenti a Comunione e Liberazione era definita da Giussani con l’affermazione: «Io sono Tu che mi fai», con quel “Tu” intendeva Dio e nel contempo, riferendosi al mistero dell’incarnazione cristiana, ogni aderente al gruppo. In questa concezione il nome di ogni ciellino è ritenuto sacramentalmente unificato all’origine con quelli degli aderenti al gruppo. Comunità giudicata da Giussani incontro-avvenimento-presenza salvifica segno sacramentale di Dio stesso, “ontologicamente” - da intendersi non tanto come criterio di pensiero che inventaria le cose ma, con accezione esistenziale, che le fa essere - costitutiva l’“Io” di ogni singolo componente. Il singolo uomo è in sé insignificante, è nulla. Per essere deve diventare cellula appartenente e obbediente alla corporazione, come le api e le formiche sono nulla senza il loro gruppo organizzato, consorziato, congregato, endogamo. Anzi di più: attraverso un processo d’ipostatizzazione del gruppo a verità assoluta e universale per l’appartenente la dipendenza diventa incondizionata ed esistenzialmente totalizzante, “ontologica” come i buchi nel formaggio che fuori da lì non esistono più. Nella concezione assiologica giussaniana la morale non poggia, dunque, sul comportamento umano in rapporto all'idea condivisa che si ha del bene e del male relata all'imputabilità del soggetto - concezione bollata da Giussani moralistica -, ma su una singolare teoria etico-assiologica di appartenenza al gruppo sacramentale: più fai parte più sei nel giusto, più fai parte e più vali, più appartieni e più sei redento, prescindendo dal personale agire. Giudizio di valore dove ogni nome è fuso e confuso nell'incorporazione al gruppo; un “Noi” Alfa e Omega super-Ente, consorteria metafisica salvifica, corpo mistico coincidente la presenza di Dio nella storia e strutturante-giustificante alla radice ogni partecipante al gruppo. All'interno di questo entusiamo collettivo (enthusiasmòs: "indiamento"), di acrisia a tale presupposto sacro fondamento unitario che redime, di questo imperativo collegiale, di questo familismo su base religiosa, di questo provinciale noi totalitario-salvifico, l’operato dei membri evidentemente obbedisce - indifferente alle generali e universali misure e norme dell'umano diritto costituite, istituite, e socialmente condivise - a regole proprie.