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Buccini nell’intervistare Formigoni [1] mi cita in piazza:

« Bruno Vergani era uno dei primi Memores della casa di Concorezzo, il cui priore era Alberto Perego, che nel giro di alcuni anni diventerà il fedele compagno di Formigoni e si intesterà conti e società estere (Paiolo, Candonly, Memalfa) sempre proteggendo il segreto della titolarità con la sua professione di commercialista. Crollerà presto, il giovane Vergani, il cimento è troppo arduo per lui. Però ne trarrà una interpretazione sul senso della cassa comune:

“I Memores fanno voto di povertà. Ma questo non significa proibizione di utilizzare i soldi e i beni del gruppo. In questa concezione, il confine di imputabilità di ogni Memor in relazione al patrimonio dei Memores (e viceversa) diviene nebuloso: i nomi e i cognomi si confondono, si unificano indistinti in quel noi umano che diventa sovrumano e divino, in cui tutto si ricompone e viene inglobato, coperto, giustificato, salvato… questa concezione del possesso e dell’utilizzo mette in moto, a mio avviso, meccanismi ambigui e derive tribali nella gestione dei soldi e dei beni”.

Formigoni è sprezzante. Ride in falsetto. “Non siamo gli Hare Krishna, questa è la descrizione degli Hare Krishna, su! Non potete prendere per vangelo le caricature di un povero signore”. »

Applicazione puntuale e compiuta della notoria strategia retorica de l’argumentum ad hominem subito rafforzato da argumentum ad personam (un giro su Wikipedia per i dettagli).
Siccome mi piace ascoltare, dialogare e argomentare nel merito, così da apprendere e migliorare, le strategie difensive o offensive della retorica non mi hanno mai eccitato, però bravo.

[1] Goffredo Buccini,
Governatori, Così le Regioni hanno devastato l'Italia
Marsilio, 2015.