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@Paolo Masia.

Dunque, Sig. Masia, provo a mettere un po’ di ordine al suo commento per permetterne la comprensione ai lettori del Blog. Nel caso di imprecisioni o omissioni mi informi che rettifico o integro.

Nel leggere questo mio articolo, del quale non condivide una parola, avverte l’urgenza e l’obbligo di esprimere considerazioni nel merito:
afferma che don Giussani, mai costringendo e mai irreggimentando, si è rivolto alla libertà di tutti offrendo valide ragioni dell’ “Avvenimento” cristiano, apertura testimoniata e comprovata dal carisma ecumenico di Comunione e Liberazione.
Mi chiede, poi, cosa intenda per libertà, puntualizzando l’evidente miseria della concezione illuministica causa di genocidi, contrapposta alla libertà autentica: atto di abbraccio e appartenenza a una alterità, corrispondente - nel caso di specie -
all’ “Avvenimento” su esposto, evidente sintesi di Tradizione e Vangeli.
Riscontra, nella personale valutazione di sanità autoespresso, un implicito giudizio di malattia nei confronti degli appartenenti a Comunione e Liberazione che smentisce.
Nel consigliarmi di non attardarmi nella lettura di preti “sessantottini” mi propone la lettura di Benson “Con quale autorità” e si congeda elargendomi amicizia.