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Belle le tue riflessioni e le comprendo, anche se personalmente anche l'idea di un creatore può avere senso nel advaita, ma solo como parte di un processo di superamento anche di questa necessità (imho ovviamente). L'idea del sadhana del advaita, della pratica di ingagine interiore è proprio superare anche tutti i proprio dubbi con la pratica, fino a non lasciare anche questo pulirsi. Ad ognimodo anche la pratica di essere al servizio di qualcuno, di dio, che è come padre ma che intrinsicamente ci ha creato a sua immagine e somiglianza ha sempre lo stesso scopo, di superare i confini che ci siamo creati, di placare in qualche modo la mente, di aprirci al assoluto. Per me, e credo che lo yoga como pratica generale la veda così, solo per dare un nome, la 'scelta' dipende molto dalle nostre esigenze che vogliono la loro parte come è giusto che sia. Grazie per condividere le tue esperienze. Andrea