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No, non coincide… manca qualcosa. È vero, parlare può essere l’esperienza più frustrante di una vita intera. Tante volte ho provato un desiderio struggente di comunicare, scambiare, sperimentare una fusione…voglia di una relazione che si fa comunione. C’è un bisogno profondo dentro di me di riconoscermi finalmente nello sguardo di una persona, di veder vibrare le mie parole nei suoi occhi, di sentire la sua voce che racconta la mia stessa vita. Ma poi sfuma l’incanto e resta l’eterna, insuperabile separazione. Non che non siamo capaci di comunicarci senso, non che manchi l’ esperienza di una condivisione esistenziale profonda e struggente… manca però il senso ultimo, manca un significato capace di acquietare, finalmente, quest’ansia di perché. E tuttavia non ci arrendiamo a quest’infame condanna, non sappiamo abbandonarci al riposo dopo la lotta. Non ci basta mangiare, fare l’ amore e distendersi esausti al sole del mattino. Di nuovo ci assale il bisogno di una relazione personale profonda, capace di restituirci un’identità, un’appartenenza, una storia… un futuro.

C’è una frattura dentro di noi, una ferita che nessuna parola umana potrà mai esprimere e che tuttavia sentiamo dolere nel profondo del nostro essere. La sento bene ora… dentro di me… è nostalgia di un passato, ma anche promessa di un futuro. E’ consapevolezza di esistere senza esserne capaci. E’ gioia di condividere con te questi nostri pensieri, ma anche timore di essere fraintesi, incompresi… derisi forse.

Come superare questa nostra condizione? Certo evocare, immaginare, simboleggiare… rimandare ad Altro, scommettere. Oppure… annegarsi nel piacere, divertirsi fino alla fine, dimenticarsi che siamo uomini, persone, esseri spirituali capaci di riflettere su cose che, la scienza ci assicura, non esistono.