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ko: Caro Bruno ho terminato poco fa la lettura della tua ricchissima esperienza. Hai presentato un quadro sconcertante e drammatico della formazione monacale di CL. Mi sono venuti alla mente i metodi educativi che sono tipici anche dell'opus Dei. Dei personaggi di cui parli ho avuto esperienza diretta . Il grande vecchio, ossia Luigi Giussani, l'ho conosciuto nel lontano 1958, aveva da poco avviato l'esperienza di "gioventù studentesca", magrissimo (ingrassato poi), zazzera folta e trascurata, occhi fuori dalle orbite, linguaggio entusiasta, scarno....i miei 16 anni ne restarono affascinati. Molto meno mi affascinò nel 1963 quando, sempre a Bologna, ci parlò del rapporto fede-politica, ed attaccò il primo centro-sinistra come contrario alla chiesa. I miei entusiasmi si raffreddarono subito, anche perchè gli obiettai che papa Giovanni XXIII non era affatto contrario al primo centro-sinistra. La mia formazione viene da tutt'altra parte con personaggi che hanno preparato e vissuto il concilio. Il cardinal Lercaro, il vescovo Bettazzi, quel grande uomo che è stato Giuseppe Dossetti, Alberigo, Raniero La Valle che ci hanno insegnato a sperare nel Dio di Gesù di Nazareth che ha posto le basi di una chiesa povera (più che "dei poveri"). Sempre meglio "del pollice in un occhio e della minchia in bocca", non ti pare????La tua relazione è troppo interessante perchè io cerchi di entrare nel merito del concetto di "obbedienza" conculcato da Giussani. Siamo ai tempi dell'obbedienza cieca "perinde ac cadaver" di gesuitica memoria, quella di Ignazio di Lojola, non degli attuali gesuiti che di strada ne hanno percorso!!!!!!