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@linollo
Condivido, la felicità è un indicatore di libertà, ma una libertà intesa come "il far quello che si vuole" è riduttiva; non necessariamente l'assenza di costrizione è libertà, talvolta è noia, insoddisfazione.
Libertà più che possibilità di scelta e adesione a innumerevoli opzioni è abbraccio, coinvolgimento mirato; ad esempio a me piace scrivere, talvolta mi ritrovo alle due del mattino coinvolto nell'elaborare pensieri per scriverli e gli argini sono stretti perché non voglio esternare le cose a capocchia, ma proprio in quella costrizione mi sento bene, libero, forse felice. Ricordo che nel cinema quando non esisteva il digitale chi iniziava raccattava pezzi di pellicola scartata dai professionisti e con quello realizzava i primi lavori; non poteva sbagliare inquadratura, luci, immagini narranti. Nel limite realizzavano lavori migliori rispetto ad oggi, dove col digitale non si hanno costrizioni.
Invece l'obbedire a uomini che dicono di rappresentare Dio stesso in una istituzione è cosa diversa, non posso escludere e ti auguro che ti accada di incontrare persone che favoriscano libertà e realizzazione, si riconoscono dal fatto che stimolano il pensiero e il rapido allontanamento da loro, non escludo che se mi fosse capitato di incontrarli sarei ancora lì.
La nostalgia nello scritto c'è, non è rimpianto per gli anni della gioventù , peraltro amari, ma per un sogno antico dimenticato; la letteratura, tutta, non esisterebbe senza questa nostalgia.
Possibile trovare la felicità nella condizione umana? Esiste? Bella domanda che merita congrua risposta: non lo so.